È il primo libro della collana “I quaderni del Consiglio comunale”. Attraverso studi su ricostruzione, elezioni, rappresentanza, referendum, epurazione, conflittualità sociale viene analizzato il contesto cittadino nel 1946, un anno di transizione tra la fine dell’occupazione nazifascista e la ripresa della vita democratica.
Prefazione
Cittadini.
Dalle elezioni del 2 Giugno, per volontà di popolo, è sorta la nuova Italia, democratica e repubblicana.
Nel giorno celebrativo del grande avvenimento, la Cittadinanza lucchese, che profondamente ne sente il significato, si unisce alla letizia di tutto il popolo italiano, per affermare la sua fede nei nuovi istituti che dovranno condurre la patria comune verso il suo più degno avvenire.
Lucchesi,
deposto ogni motivo di dissenso fra i cittadini, diamoci tutti fraternamente la mano ed elevati in alto i cuori e le menti chiediamo a Dio di benedire l’Italia restituita in libertà ed in “repubblica buona”.
Con queste parole, l’11 giugno 1946, attraverso un manifesto affisso su tutto il territorio comunale, il sindaco Ferdinando Martini comunicava alla cittadinanza lucchese i risultati del referendum del 2 giugno, resi noti in quel giorno, anche se per l’ufficializzazione si sarebbe dovuto attendere il pronunciamento della Corte costituzionale del successivo 18 giugno. I termini utilizzati sono molto concilianti, si ravvisa il desiderio del primo cittadino di superare i contrasti tra chi aveva sostenuto il fascismo e chi vi si era opposto. Si intendeva chiudere definitivamente la guerra civile che aveva dilaniato la società italiana, richiamando tutti a riscoprire il senso di comunità – quel «darci fraternamente la mano» va letto proprio in questa accezione – che deve legare le persone che condividono aspetti significativi della propria esistenza, sia perché vivono sul territorio comunale sia in quanto parte dell’Italia liberata.
A settanta anni di distanza ho voluto promuovere questa pubblicazione con l’intento di descrivere il nostro contesto cittadino in quel 1946, un anno fondamentale, non solo per Lucca ma per tutta l’Italia, che segnò la transizione tra la fine della dittatura e dell’occupazione nazifascista e il ritorno alla democrazia.
Centrale in questo processo fu il ritorno dell’istituto della rappresentanza democratica nelle istituzioni, con l’elezione in aprile del Consiglio comunale, soppresso nel 1927 per effetto dell’entrata in vigore della figura del podestà. È molto bello pensare che la nuova Italia iniziasse il proprio cammino dalle comunità locali attraverso il rinnovo delle assemblee cittadine, quasi a rimarcare il fatto che la più ampia comunità nazionale è composta da tante piccole comunità, ciascuna portatrice di una propria storia e dotata di una propria fisionomia. Dopo le elezioni amministrative del 7 aprile un’altra tappa fondamentale verso la ripresa della democrazia fu quella del 2 giugno con il referendum per scegliere il nuovo assetto istituzionale dello Stato tra monarchia e repubblica e l’elezione dei rappresentanti lucchesi nell’Assemblea costituente.
Votare, una pratica che oggigiorno viene data per scontata e ripetuta spesso senza attribuirle il giusto valore, rappresentava allora un’esperienza nuova. La dittatura aveva soppresso le consultazioni elettorali, tanto che una intera generazione di italiani che aveva raggiunto la maggiore età nel corso del ventennio fascista non aveva mai esercitato il diritto al voto. Ma pure coloro che già avevano fatto parte del corpo elettorale nell’età liberale e nel primo dopoguerra si trovavano a doversi confrontare con nuove procedure elettorali varate in occasione delle prime consultazioni popolari dell’Italia liberata, e in questo senso anche per loro, andare alle urne costituiva una novità. C’è poi il discorso del suffragio universale che concedeva il diritto di voto anche alle donne, che prima di allora non avevano potuto scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni: doveva essere particolarmente emozionante per una donna di allora entrare nella cabina elettorale e cimentarsi con una pratica che fino ad allora era stata riservata alla componente maschile della popolazione.
Non era peraltro facile tornare alla normalità. Vivo era nei cittadini lucchesi il triste e doloroso ricordo degli avvenimenti che, appena due anni prima, nel 1944, avevano causato numerose morti: il 6 gennaio il bombardamento alla stazione ferroviaria e nell’estate una lunga catena di uccisioni di civili e religiosi inferte dai nazifascisti, culminate nella strage della Certosa di Farneta. A partire dalla liberazione della città, nel settembre 1944, anche sul territorio lucchese fu avviata l’epurazione, con l’obiettivo di applicare sanzioni nei confronti di quanti avevano sostenuto il regime. Un percorso, quello attraverso il quale si intendeva fare i conti con il fascismo, che proprio nel 1946, con il decreto di amnistia proposto dal guardasigilli Palmiro Togliatti, subì un forte ridimensionamento estromettendo dalle sanzioni coloro che non avevano giocato un ruolo di primissimo piano nel corso del ventennio.
La popolazione doveva poi fare fronte a bisogni essenziali quali il reperimento di un’abitazione, la ricerca di un lavoro, l’accesso ai generi alimentari. In questo contesto vanno inserite le proteste dei lavoratori lucchesi, culminate nello sciopero del marzo 1946, favorito anche dalla ripresa dell’attività sindacale. Una conflittualità sociale che rappresentava tuttavia un sintomo ulteriore di un graduale ritorno alla democrazia.
Ricostruzione, elezioni, rappresentanza, referendum, epurazione, conflittualità sociale, sono parole chiave che ci aiutano a comprendere le modalità attraverso le quali fu avviato il ritorno alla vita democratica della nostra città nel 1946. Le riflessioni intorno a questi grandi temi sono contenute per intero nel presente volume, che vuole essere il primo di una collana di studi incentrati sulla storia amministrativa di Lucca e soprattutto sulle vicende politico-amministrative che hanno caratterizzato la storia del Consiglio comunale. Ringrazio l’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea che ha condotto la ricerca storica da cui sono scaturiti i saggi pubblicati all’interno di questo libro. Un ringraziamento particolare alla Fondazione Banca del Monte di Lucca che anche in questa occasione ha dimostrato essere un partner culturale indispensabile per le istituzioni cittadine.
Matteo Garzella