70° anniversario della Liberazione di Lucca

Signor Vice Prefetto, signor sindaco, signori consiglieri, autorità civili, religiose e militari, signore e signori intervenuti,

oggi la nostra città celebra, nella forma più solenne possibile ovvero attraverso una apposita seduta dell’assemblea cittadina, il settantesimo anniversario della Liberazione di Lucca.

Attraverso gli interventi che seguiranno i saluti della autorità, verrà approfondito il ruolo esercitato nella Liberazione di Lucca da parte degli alleati e dei partigiani. Verrà inoltre approfondito l’operato della Chiesa di Lucca nei mesi dell’occupazione nazifascista in favore dei profughi, degli sfollati, dei rastrellati e dei perseguitati di ogni credo religioso e colore politico. L’Arcidiocesi, i partigiani e gli alleati, questi ultimi oggi rappresentati in questo Consiglio dal reduce della divisione di fanteria “Buffalo” Ivan Houston, verranno omaggiati per il contributo da loro offerto, al termine della seduta, attraverso il conferimento di pergamene celebrative.

Nel mio intervento introduttivo vorrei invece soffermarmi su ciò che avvenne dopo la Liberazione, sulle condizioni nelle quali versava la popolazione, sugli interventi da effettuare sul territorio per cancellare i segni distruttivi della guerra e, più in generale, sul clima di speranza per l’avvio di un nuovo corso di democrazia e di pace. Vorrei insieme a voi rivivere una delle pagine più significative della nostra istituzione comunale, cioè lo svolgimento della prima seduta del Consiglio Comunale dopo la Liberazione.

Siamo nel 1946, il giorno 24 aprile, in questa aula consiliare, allo stesso orario nel quale oggi stiamo svolgendo questa seduta celebrativa. Per circa 20 mesi, dal settembre 1944 all’aprile 1946 il governo cittadino è stato gestito da una giunta nominata dal Comitato di Liberazione Nazionale, nella quale erano rappresentate tutte le componenti della comunità lucchese, tra cui i partiti antifascisti, la diocesi, la comunità ebraica.

Dobbiamo immaginare la sala in cui ci troviamo oggi gremita in ogni suo angolo dalla presenza di tanti cittadini che vollero presenziare a quella seduta consiliare storica. Pensiamo solo al fatto che da 20 anni, cioè dal 9 ottobre 1926 quando fu celebrata l’ultima adunanza dell’assemblea prima del suo scioglimento, il Consiglio comunale non si riuniva. Quella seduta consiliare rappresentava un ritorno, seppur non facile, alla normalità, alla libertà in tutti i suoi connotati, alla democrazia e alla pace.

Nei banchi dei consiglieri sono seduti i quaranta rappresentanti della comunità locale, appena eletti nel corso delle consultazioni del 7 aprile. Immaginiamo l’entusiasmo per l’avvio di un nuovo ciclo politico-istituzionale democratico che doveva in qualche modo caratterizzare quella seduta del Consiglio comunale e il conseguente stato d’animo di quei consiglieri appena eletti.

L’emozione che doveva circolare in città e in quest’aula in quel 24 aprile non era solamente scaturita dal ritorno alla democrazia. Era sicuramente vivo il ricordo e il dolore in particolare dei fatti che caratterizzarono i mesi del 1944 che precedettero, e in alcuni casi seguirono di poco, la Liberazione. Molti di questi avvenimenti sono stati commemorati, o lo saranno prossimamente, nel corso del calendario delle celebrazioni per il settantesimo della Liberazione.

Il 6 gennaio 1944 una formazione di ventidue aerei americani bombardarono la stazione ferroviaria di Lucca e l’adiacente quartiere di San Concordio. Vennero colpiti i binari, le Officine Meccaniche Lenzi e numerose abitazioni. I morti furono ventiquattro, alcuni dei quali sul colpo, altri nei giorni successivi a seguito delle ferite riportate nel raid. Di fatto il bombardamento alla stazione “porta” la guerra sul territorio lucchese, avviando una stagione di stragi e di uccisioni da parte degli occupanti nazisti.

Il 30 giugno muore il partigiano Roberto Bartolozzi, dopo essere stato falcidiato da colpi di mitra e lasciato morente, a monito per la cittadinanza, in piazza San Quirico. Il 26 luglio a Monte San Quirico e Sant’Alessio furono rastrellati 2 carabinieri e 5 civili, uccisi a Pioppetti il giorno successivo. Il 4 agosto viene ucciso don Aldo Mei sotto gli spalti delle Mura a Porta Elisa. Sempre nell’agosto i militari della XVI Panzergrenadier Division “Reichsführer”, dopo aver requisito l’edificio della scuola elementare di Nozzano, vi recludono centinaia di donne e uomini, molti dei quali, dopo essere stati torturati, vengono uccisi nelle località limitrofe. Il 10 settembre ha luogo la strage della Certosa di Farneta nella quale vengono uccise 37 persone tra religiosi e civili.

Sono questi alcuni degli anelli della catena di sangue che segnò tragicamente l’estate del 1944, il cui ricordo doveva sicuramente essere ancora vivo nella memoria di quei consiglieri comunali e di quei cittadini lucchesi che pochi mesi più tardi si ritrovarono in questa aula per celebrare la seduta di insediamento del Consiglio comunale.

In quella seduta, tra i banchi assegnati ai gruppi di sinistra, siede Gino Baldassarri, mentre nel seggio dove io mi trovo, oggi assegnato al presidente del Consiglio, è presente Ferdinando Martini. Comunista il primo, democristiano il secondo. Baldassarri ha appena terminato la sua attività amministrativa quale sindaco della giunta nominata dal CLN, Martini, che presiede la seduta nelle vesti di consigliere anziano, da lì a poco sarebbe stato eletto sindaco della città. Due personalità diverse, separate dalla condivisione di valori e ideologie allora inconciliabili, ma che condividevano anche lo stesso spirito di servizio nei confronti della comunità lucchese e dalla stessa avversione al regime fascista e ad ogni forma di sopraffazione. Nonostante le varie diversità di vedute, i due erano anche uniti da un grande rispetto reciproco e da una sincera amicizia. Proprio quel rispetto istituzionale e quella amicizia che troppo spesso, ai nostri giorni, sembrano essere atteggiamenti inconciliabili con la politica, ed è anche in ragione di questa impostazione che Baldassarri e Martini davano al loro ruolo politico-istuzionale, che possiamo considerarli quali punti di riferimento per chi ha l’onore di governare il nostro Comune oggi.

Sono gli unici ad intervenire nel Consiglio Comunale del 24 aprile. È attraverso le loro parole che vorrei analizzare, seppur per sommi capi, ciò che avvenne dopo il 5 settembre 1944.

Baldassarri traccia un quadro catastrofico delle infrastrutture presenti sul nostro territorio. Dice infatti: «tutti gli impianti essenziali per la popolazione, fra cui in modo preminente quello dell’approvvigionamento dell’acqua potabile erano stati resi inservibili o inefficienti; tutta la rete stradale interrotta; le scuole, i cimiteri, tutti i vari edifici comunali sia in campagna che in città risultavano più o meno gravemente danneggiati ma comunque inservibili all’uso». Anche in una simile situazione di emergenza la giunta del CLN pensa a rendere omaggio a quanti scelsero di battersi per la libertà, unitamente ad una prima rimozione di quei simboli fascisti dai monumenti cittadini che rappresentavano gli ideali di un regime per anni osteggiato e combattuto, e che richiamavano al dolore da esso creato. Continua Baldassarri: «nel progetto generale di ampliamento del cimitero urbano è stato incluso quello del Mausoleo in memoria dei caduti per la Libertà, […] la cui spesa relativa verrà sostenuta dall’Anpi ed il Comune cederà i marmi ricavati dalle demolizioni già effettuate dai monumenti fascisti».

Nel discorso di insediamento di Ferdinando Martini traspare con tutta evidenza la sua emozione a trovarsi in questa sede quale rappresentante eletto dei cittadini lucchesi. Tale emozione scaturisce anche dalla sua personale vicenda storica. «Rientro in questa aula consiliare» così esordisce «dopo 23 anni da quando ne fui scacciato via dalla violenza fascista, unitamente ad altri colleghi del Consiglio Comunale, in maggioranza di parte popolare». Martini, come del resto altri due tra i nuovi quaranta consiglieri, ovvero Giuseppe Giannini e Filippo Gemignani, nel 1923 sedeva già tra i banchi del Consiglio ma, così come avvenne un po’ in tutta Italia, prima del 1926 e quindi dell’entrata in vigore del sistema podestarile che sopprimeva le assemblee cittadine, i fascisti impedirono ai consiglieri di altre forze politiche di poter esercitare il proprio mandato elettivo.

Il ritorno alla vita democratica è sottolineato da Martini nel luogo del suo discorso in cui saluta la nuova assise quale «assemblea finalmente eletta in regime di libertà dal popolo sovrano» e plaude alla cittadinanza lucchese per aver esercitato il proprio diritto-dovere di recarsi alle urne, un esercizio democratico che noi trattiamo con troppa sufficienza, ma che evidentemente, per un italiano di settanta anni fa, doveva apparire un fatto che non doveva essere dato per scontato dopo un ventennio di dittatura. Martini parla di «una prova di educazione e disciplina che gli fa tanto onore» – riferendosi appunto alla cittadinanza – «e che sembrava quasi impossibile sperare dopo tanti anni di servilismo e di disabitudine ai liberi sistemi democratici».

La popolazione lucchese dell’immediato dopoguerra era in ginocchio. Il tasso di disoccupazione e di povertà raggiungeva livelli spaventosi. La cittadinanza, che idealmente si era riunita in questa aula consiliare in quel 24 aprile 1946, guardava con fiducia al nuovo corso democratico, speranzosa di trovare un sollievo che potesse proiettarla verso un futuro di tranquillità. E una delle sfide che la nuova amministrazione comunale sarebbe stata chiamata ad affrontare, consisteva nel risolvere la crisi sociale esistente. Martini guarda in particolare a quei giovani lucchesi che, nelle formazioni partigiane o nelle forze armate – oggi abbiamo ricordato il contributo alla liberazione del paracadutista Giuseppe Martinelli e pochi giorni fa quello del tenente di vascello Anselmo Marchi, che entrambi purtroppo non fecero ritorno a casa – seppero dare prova di valore in difesa dalla patria occupata dai nazisti e che, rientrati a Lucca, furono costretti ad affrontare grandi difficoltà. E più in generale a tutti coloro che subirono la violenza della guerra e della violazione di ogni libertà. Uno dei primi impegni del Comune sarebbe stato quello di pianificare politiche finalizzate – afferma Martini – a «sistemare tanta povera giovinezza logorata ed invecchiata innanzi tempo o per le dure fatiche sui campi di battaglia come soldati o come partigiani, o per gli stenti, le sevizie, le angherie e le torture patite nei campi di concentramento come prigionieri di guerra, come deportati, come perseguitati politici che sono tornati nelle loro case e non hanno trovato che della miseria e molte volte della incomprensione se non della ingratitudine».

Dobbiamo pensare che i nostri concittadini riuniti a Palazzo Santini in quel 24 aprile, ogni giorno assistevano a scene strazianti in cui masse di persone si ritrovavano in piazza de’ Servi presso la sede dell’ECA, l’ente comunale di assistenza, per ottenere qualcosa da mangiare per loro e per le proprie famiglie. «Che strazio» – continua Martini – «prova l’animo mio quando alle porte dell’Ente comunale di assistenza vedo colonne interminabili di giovanotti che attendono, fino dalle prime ore del mattino, per lunghe mezze giornate il loro turno per ricevere un sussidio che mentre li umilia e li offende, specialmente quelli che hanno maggiore il senso della propria dignità, è sempre insufficiente ai loro più semplici ed elementari bisogni».

La Liberazione significava tornare ad una convivenza civile incentrata sulle tante libertà che noi oggi non facciamo fatica a definire quali diritti acquisiti, ma che allora così non dovevano essere, dopo che per troppi anni erano state violate. E soprattutto significava tornare ad un tempo di pace, dopo cinque lunghi anni di guerra. Pensiamo allora, sempre ai nostri concittadini del tempo che finalmente potevano liberamente esprimere il proprio pensiero, riunirsi in associazione con altre persone che condividevano i medesimi ideali, leggere un giornale senza che fosse passato dal vaglio della censura, manifestare pubblicamente il dissenso verso i propri governanti. Quegli uomini e quelle donne non dovevano più aspettare una lettera dal fronte da parte di un proprio congiunto con la speranza di ricevere notizie rassicuranti, angosciarsi per la sorte toccata a una persona cara deportata nei campi di lavoro o impegnata in qualche formazione partigiana. «Noi vorremmo vedere appianati tutti i dissensi e tutte le ragioni di contrasto» – continua Martini – «e vedere tornare a risplendere nella nostra città e nel nostro comune la pace, la vera pace delle coscienze che è frutto del proprio dovere in ogni campo compiuto». Un auspicio, anche questo, che non appariva per niente scontato, vista l’azione nefasta che operò il regime fascista prima e la guerra poi sulle coscienze: Martini chiude affermando che «purtroppo tanti incitamenti all’odio, alla violenza predicati per tanti anni di dittatura e in cinque anni di guerra, hanno dato i loro frutti amari e hanno alterato tante intelligenze e tante coscienze a tal punto che molti non sono riusciti né riescono a guarire nemmeno ora».

Con questo auspicio di pace, che rinnovo per i tempi odierni, chiudo il mio intervento, ringraziando tutti coloro che oggi hanno colto l’invito ad assistere a questa celebrazione. In particolare vorrei sottolineare la presenza di tanti rappresentanti degli enti locali del territorio provinciale, che hanno voluto essere presenti con i propri simboli per commemorare la Liberazione della città di Lucca, da cui partì la Liberazione degli atri territori della Lucchesia.

Il presidente del Consiglio comunale

Matteo Garzella

Festa del Consiglio comunale: 149° anniversario

Buonasera a tutti,

da quando sono stato eletto presidente di questo Consiglio comunale, ho inteso qualificare il mio operato attraverso iniziative volte a valorizzare il ruolo dell’assemblea cittadina. Non solo nell’ottica di favorire il pieno sviluppo delle funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo ad essa assegnate, ma anche con l’intento di comunicare efficacemente all’esterno del Palazzo civico le attività intraprese dal Consiglio comunale e i dibattiti svolti all’interno dell’aula, in modo da avvicinare sempre più la cittadinanza al principale organo elettivo del Comune, dandogli la centralità che gli spetta all’interno dell’amministrazione comunale.

Rientrano in questa prospettiva ad esempio, la trasmissione in diretta streaming delle sedute consiliari e i vari Consigli aperti convocati in questa aula o sul territorio.

Con viva soddisfazione questa sera, per la prima volta, si svolge la celebrazione dell’anniversario dell’insediamento del Consiglio comunale, che spero possa divenire un appuntamento annuale. Tra le iniziative volte a riscoprire la storia della nostra assemblea – ricordo solamente il convegno del 18 marzo scorso sul ruolo delle donne nel Consiglio dal 1946 ai nostri giorni – mi premeva istituire una ricorrenza, da individuare nel giorno in cui venne celebrata la prima seduta, con la quale favorire quella vicinanza con i cittadini, di cui ho parlato in precedenza, da raggiungere anche attraverso la memoria di una storia ultrasecolare. E ringrazio i capigruppo che hanno accolto favorevolmente la mia proposta.

La riscoperta del passato serve anche per favorire una riflessione sul ruolo assegnato oggi al Consiglio e sulle modalità attraverso le quali sempre oggi tale ruolo viene assolto: sulle modalità attraverso le quali vengono discusse le varie pratiche, su come vengono prese le decisioni, sulla possibilità per un consigliere di approfondire adeguatamente le varie tematiche trattate prima che siano messe in discussione e di incidere concretamente sulle scelte che ricadono sulla collettività, sulla possibilità di coinvolgere, nell’ottica della partecipazione civica, i cittadini nel processo decisionale che l’organo elettivo gestisce.

Quella di stasera è l’ultima seduta prima della pausa estiva. Colgo l’occasione per porgere un sentito ringraziamento a tutti i consiglieri che anche quest’anno hanno messo a disposizione il loro tempo, sottraendolo ai propri affetti e alla propria professione lavorativa, per servire la comunità, spesso all’interno di sedute consiliari molto impegnative come le ultime.

Penso che molti dei nostri concittadini non sappiano cosa concretamente fa un Consiglio comunale. L’anniversario del Consiglio comunale vuole essere anche un’occasione per diffondere una maggiore conoscenza del nostro ruolo all’interno della città.

Da questo punto di vista potremmo dire che noi tutti, consiglieri comunali, condividiamo lo stesso obiettivo: ci occupiamo dell’interesse della collettività cercando di dare risposte efficaci ai problemi dei nostri concittadini. è questo, in estrema sintesi, il compito che deve guidare sempre il nostro agire, all’interno di una naturale dialettica democratica che può essere anche particolarmente accesa. è un compito gravoso e al tempo stesso gratificante, proprio in ragione di un mandato che ci è stato consegnato direttamente dai cittadini. In quest’ottica i consiglieri mi permetteranno di citare un passaggio del discorso di insediamento che lessi nella prima seduta della nuova consiliatura, il 5 giugno 2012, quando ebbi l’onore di presiederne i lavori nella veste di consigliere anziano, i cui concetti oggi vorrei riaffermare in qualità di presidente del Consiglio.

È auspicabile – affermai in quella circostanza – che il Consiglio comunale, pur nel rispetto dei ruoli assegnati a maggioranza e opposizione, sappia rinnovare la sua attività mediante un costruttivo confronto incentrato su quella funzione dialogica tra le forze politiche rappresentate al suo interno, troppo spesso accantonata. L’esperienza infatti insegna che la forza di una maggioranza risiede nel ricercare un confronto costruttivo con i rappresentanti dell’altra parte politica, senza sentirsi appagata della sua autosufficienza, e l’autorevolezza dell’opposizione discende dalla sua capacità di concorrere alle scelte che devono essere prese per il bene comune.

Cosa ricordiamo oggi, allora? Il 3 agosto 1865 alle ore 11 del mattino veniva celebrata la prima seduta straordinaria del Consiglio comunale, che allora si chiamava Consiglio generale, alla presenza di 42 su 60 consiglieri eletti. Presiedeva la seduta Raffaele Lombardi, il consigliere più anziano d’età. Prima di quella data nella nostra città le questioni di carattere pubblico venivano dibattute all’interno di un Consiglio cui erano affiancati un Gonfaloniere e un Magistrato dei priori, organi istituiti nel 1849, dopo due anni dall’ingresso del Ducato di Lucca nel Granducato di Toscana. Dopo l’Unità d’Italia con la legge 2248 del 20 marzo 1865 sull’unificazione amministrativa dello Stato italiano i precedenti organi politici vennero aboliti e sostituiti da un Consiglio elettivo, da un sindaco che veniva nominato dal re e da una giunta eletta tra i consiglieri.

Allora il Consiglio svolgeva le proprie adunanze in un’aula realizzata nel 1850 al primo piano di Palazzo Santini, già sede del Consiglio generale nel periodo granducale. Con l’elezione del nuovo Consiglio e l’aumento di seggi divenne indispensabile realizzare una nuova e più ampia aula al secondo piano, dove anche oggi ci troviamo. I lavori per la sua realizzazione iniziarono proprio nel 1865 e furono completati nel giro di due anni. La nuova sala del Consiglio venne dipinta, ammobiliata e fornita di eleganti bracciali a gas per illuminarla.

In quella prima seduta, il Consiglio si dedicò all’elezione degli otto assessori e dei quattro supplenti, individuati tra i 60 consiglieri eletti, che avrebbero affiancato il sindaco all’interno dell’Esecutivo. La gestione della cosa pubblica in quegli anni era affidata principalmente a notabili, aristocratici e professionisti, e l’elezione dei consiglieri avveniva a base censitaria, coinvolgendo di fatto un numero ristretto di cittadini elettori. Furono eletti assessori il conte Bernardini, il Cavaliere Scatena, l’Ingegnere Allegrini, il Conte De Nobili, il Cavalier Torselli, il signor Buchi e il Conte Sardini. Subito dopo la proclamazione il Cavalier Torselli prese la parola chiedendo al Consiglio di essere dispensato dall’incarico di assessore in quanto impossibilitato ad assolvere al meglio a tale ufficio. A sostituirlo fu eletto l’avvocato Massei e successivamente la lista degli assessori fu completata con l’elezione del Cavalier Gianni.

Sono quindi passati 149 anni da quel 3 agosto 1865. Sono state effettuate varie modifiche all’ordinamento degli enti locali e sono variate le funzioni delle assemblee cittadine. Indipendentemente da questi elementi, in questi 149 anni il Consiglio Comunale ha rappresentato, e rappresenta tuttora, un luogo di dibattito e di decisione finalizzato all’assunzione di scelte a beneficio dell’intera comunità.

Con questa celebrazione vogliamo ringraziare tutti coloro che si sono avvicendati nel ruolo di consigliere comunale della nostra città. Complessivamente sono stati 976 i consiglieri comunali che si sono succeduti su questi banchi, 566 nel periodo compreso tra il 1865 e il 1926 (anno in cui furono soppressi i Consigli comunali) e 410 tra il 1946 e oggi.

Dopo l’introduzione assisteremo alla performance musicale a cura della classe di arpa dell’Istituto di alta formazione musicale “L. Boccherini”, che ringrazio per la collaborazione nell’organizzazione, con l’esecuzione di Chiara Pieve. A seguire sono previsti gli interventi dei gruppi consiliari.

Grazie a tutti gli intervenuti.

Il presidente del Consiglio comunale

Matteo Garzella

Conferimento della cittadinanza onoraria a Herman Cole

Signori consiglieri, signor sindaco, signore e signori intervenuti,

oggi è un giorno importante per la nostra comunità cittadina. Nella seduta odierna del Consiglio comunale, infatti, viene ufficialmente consegnata la cittadinanza onoraria a Herman Cole, dopo che la stessa assise, durante la seduta dello scorso 8 maggio, si è espressa in tal senso con voto unanime.

La cittadinanza onoraria è il riconoscimento più importante che un Comune può conferire a cittadini non facenti parte della comunità locale, in quanto non residenti sul suo territorio. E proprio per questo non è usuale che un Consiglio comunale sia chiamato ad esprimersi sul conferimento di simili onorificenze. Quando questo avviene, e soprattutto quando l’assegnazione della cittadinanza onoraria viene suffragata da tutti i consiglieri comunali, come nel caso di Herman Cole, significa che la persona designata ha effettivamente meritato di essere accolto, seppur simbolicamente, nella comunità cittadina.

Tra le varie motivazioni che consentono il conferimento della cittadinanza onoraria, elencate nel nostro regolamento in materia, ben due possono essere richiamate per spiegare le ragioni che hanno convinto il Consiglio ad accogliere Herman Cole nell’albo dei cittadini onorari di Lucca:

  • per esemplare affezione e interessamento verso la città e la comunità lucchese;

  • per riconosciuti e testimoniati meriti derivanti da opere e iniziative finalizzate a promuovere la conoscenza e la valorizzazione della realtà socio-economica, storico-artistica e umana della città di Lucca.

Cittadino della città di Sint-Niklaas, Herman Cole è stato, a partire dal 1966, l’anno in cui venne per la prima volta a Lucca, uno di più grandi animatori del gemellaggio tra la città belga e la nostra. Artista, giornalista e appassionato studioso della lingua italiana, ha fatto conoscere ai suoi concittadini la cultura italiana e le emergenze storico-artistiche della lucchesia, attraverso mostre, documentari, visite e pubblicazioni. La sua azione e l’affezione dimostrata nei confronti di Lucca e dell’Italia nel suo insieme, lo hanno reso meritevole di ricevere nel 2008 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella della Solidarietà italiana.

La vicenda umana Herman Cole è stata dunque contrassegnata dall’esperienza del gemellaggio. E se il nostro nuovo concittadino onorario ha saputo distinguersi in questo campo d’azione, insieme a lui oggi celebriamo anche il gemellaggio tra città di paesi diversi quale strumento per la creazione di legami personali e culturali che sappiano superare i confini nazionali. Con l’auspicio che ciò possa contribuire alla realizzazione di un’Unione Europea intesa non tanto come un’alleanza tra Stati, quanto piuttosto come una vera comunità di popoli, come ebbero ad indicare nel 1950 i più lungimiranti tra i padri costituenti dell’Europa Unita, che in quell’anno gettavano le basi della CECA (la Comunità europea del carbone e dell’acciaio), la prima istituzione europea sovranazionale. In questa prospettiva le comunità locali, attraverso i gemellaggi e il contatto diretto tra gli abitanti di città diverse, possono avvalersi della cosiddetta “diplomazia del cittadino” con la quale definire legami stretti e duraturi tra i popoli europei.

È questo il senso più profondo delle attività connesse al gemellaggio tra città; un senso che però non va dato per scontato ma che va coltivato e, se del caso, attualizzato, evitando che esso si disperda in una mera attività turistica.

In apertura della seduta del Consiglio comunale in cui abbiamo conferito la cittadinanza onoraria, ho avuto modo di ricordare la Giornata d’Europa dedicata alla costituzione dell’Unione Europea. In quella circostanza ebbi modo di sottolineare come il motto dell’Unione Europea, “Uniti nella diversità”, evidenzia sinteticamente la volontà dei cittadini europei di lavorare per la pace e la solidarietà tra i popoli, pur nella diversità delle tradizioni, delle lingue e delle culture.

Il gemellaggio serve soprattutto a rinsaldare questa pace e questa solidarietà, e quanti spendono le loro energie negli scambi tra città gemellate, possono essere considerati a pieno titolo i fautori primi di pace e solidarietà tra i popoli d’Europa. Anche per questa considerazione oggi, consegnandogli la cittadinanza onoraria, vogliamo ringraziare Herman Cole per il suo attivismo dimostrato nei decenni che lo hanno visto tra i protagonisti del gemellaggio con la nostra città.

Apro quindi ufficialmente la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a Herman Cole. Dopo di me prenderà la parola il sindaco Alessandro Tambellini che porterà i suoi saluti all’assemblea qui riunita. Successivamente ascolteremo l’intervento di Herman Cole e a seguire quelli dei gruppi consiliari che vorranno intervenire. Infine verrà consegnata al cittadino onorario una medaglia e una pergamena con l’attestazione del sindaco che, in esecuzione della volontà del Consiglio comunale, conferisce la cittadinanza onoraria.

Un ringraziamento a tutti voi per essere intervenuti numerosi in questa seduta straordinaria del Consiglio comunale.

Il Presidente del Consiglio Comunale

Matteo Garzella

Consiglio Comunale a Villa Guinigi “Tutti al museo”

Buonasera a tutti,

quella odierna non è una tipica seduta del Consiglio comunale. L’atipicità non risiede solo nella modalità aperta della seduta, ma soprattutto nel tema posto all’ordine dei lavori e nella sede scelta per la sua celebrazione.

Partendo da questo ultimo elemento, mi preme sottolineare l’esistenza di un filo comune che lega l’iniziativa odierna con altri Consigli comunali che, in questi due anni, abbiamo svolto fuori dalla sala consiliare di Palazzo Santini. L’obiettivo di fondo, in cui credo fortemente, è quello di rendere la massima assise cittadina maggiormente vicina alla cittadinanza e alla città in senso lato, appunto “uscendo” dalle stanze ordinariamente adibite ad accogliere il dibattito tra i consiglieri, finalizzato all’assunzione delle decisioni di carattere pubblico che competono ai rappresentanti della nostra comunità cittadina eletti nel Consiglio comunale. Ricordo, da questo punto di vista, che poche settimane fa abbiamo effettuato una seduta consiliare nella frazione di Nozzano, per manifestare la nostra vicinanza alla popolazione locale legittimamente preoccupata dal progetto di riassesto della rete elettrica, che andrebbe ad incidere su quell’area territoriale.

Inoltre essere qui oggi nella sede del Museo nazionale di Villa Guinigi, nel quale sono conservate opere artistiche risalenti a varie epoche storiche – dall’antichità fino all’800 – legate in diverso modo alla città di Lucca, significa valorizzare un luogo fondamentale per la nostra comunità, attraverso la forma più solenne che possa esserci, quella appunto della riunione del Consiglio cittadino. Con questo vogliamo contribuire all’impegno per la difesa della memoria collettiva, caratterizzata da eventi, personaggi, luoghi, monumenti e simboli da ricordare, celebrare e riscoprire. Anche sotto questo aspetto mi preme ricordare le seduta consiliare svolta all’ex Real Collegio nel Giorno del ricordo per ricordare le persone coinvolte nella tragedia delle foibe e dell’esodo dalle terre dell’Istria e della Dalmazia, che furono ospitate appunto nell’edificio del Real Collegio, e quella svolta all’ex ospedale psichiatrico di Maggiano in concomitanza con la Giornata della Memoria, per valorizzare la figura del prof. Guglielmo Lippi Francescani che diresse tale struttura.

Oggi, i vari interventi che verranno proposti al Consiglio comunale, saranno incentrati sui risultati dell’innovativo progetto “Tutti al museo” con il quale alcune scolaresche sono state coinvolte, come precisato nella scheda descrittiva del progetto, in un percorso di presentazione di esempi di cultura materiale scelti dalle collezioni archeologiche del Museo nazionale di Villa Guinigi, per mettere in relazione le abitudini e i costumi degli antichi rispetto a quelli contemporanei, in nome di una mediazione culturale possibile all’interno dei musei e in vista di un’integrazione sociale e cittadina fondata anche sui beni artistici della città.

Il presidente del Consiglio Comunale

Matteo Garzella

“Il Consiglio delle donne. La rappresentanza femminile nel Consiglio comunale di Lucca dal dopoguerra ad oggi”

Buonasera a tutti,

sono veramente soddisfatto nel constatare la grande partecipazione a questa iniziativa, che ho voluto fortemente per varie ragioni.

Innanzitutto, come ho sottolineato nelle lettere inviate alle persone che si sono succedute in questi anni nel nostro Consiglio comunale, era mia intenzione omaggiare le donne che dal dopoguerra ad oggi hanno ricoperto la carica di consigliere comunale a Lucca. Come credo emergerà negli interventi, in particolare in quelli di Ilaria Piccinini e di Ornella Vitali, che sono state in Consiglio in due periodi storici molto diversi tra loro, la questione di genere legata all’attività istituzionale all’interno di un’assemblea elettiva è particolarmente stringente. Nella nostra società quando una donna si dedica alla gestione della cosa pubblica deve mettere nel conto che, nella maggior parte dei casi e in misura maggiore rispetto ad un uomo, tale attività si andrà a sommare a quella lavorativa e a quella della cura della famiglia. Per cui è doveroso ringraziare tutte coloro che negli anni hanno compiuto questa scelta nonostante le difficoltà cui andavano incontro.

L’analisi sulla rappresentanza femminile nel Consiglio comunale di Lucca verrà inquadrata all’interno di una cornice più generale, attraverso un’analisi storica dell’evoluzione del ruolo delle donne nelle istituzioni e una valutazione sugli ultimi 30 anni di vita politica e amministrativa nel nostro Paese dal punto di vista dell’applicazione dei principi della “Carta europea dell’uguaglianza di donne e uomini nella vita locale e regionale”.

Temi che fra l’altro sono di grande attualità in questi giorni. Al termine dei lavori del convegno penso che saremo tutti più consapevoli su cosa comporta per una donna far parte di un Consiglio comunale, quale è il valore aggiunto di cui un’istituzione può beneficiare dalla presenza di donne all’interno dei suoi organi di governo, quali sono le ragioni della scarsa rappresentanza femminile nelle assemblee elettive. Su quest’ultimo aspetto vi fornisco un dato che penso parli da solo: dal 1946 ad oggi complessivamente nel Consiglio comunale di Lucca si sono succeduti 410 consiglieri di cui solo 44 donne (appena l’11%).

Da quando sono stato eletto presidente del Consiglio ho cercato di qualificare la mia attività istituzionale avviando progetti incentrati sulla valorizzazione del ruolo del Consiglio comunale e su quello dei consiglieri.

L’iniziativa odierna, infatti, si inserisce all’interno di un più ampio progetto culturale che sto portando avanti dall’inizio di questo mandato amministrativo, relativo ad uno studio sulla storia del Consiglio comunale di Lucca dall’Unità d’Italia ad oggi, con il quale vorrei chiudere idealmente i festeggiamenti del 150° anniversario dell’unificazione nazionale. Un progetto molto impegnativo, che sfocerà nella pubblicazione di un libro alla fine di questo anno, che sarà incentrato su un tema forse un po’ trascurato, non solo a livello cittadino, quello cioè dell’operato di uno dei principali organi di governo del Comune: il Consiglio comunale, appunto. Quindi già da ora siete tutti invitati alla presentazione del nostro libro.

Ci tengo a sottolineare “nostro” perché quella del Consiglio comunale è la storia di tutti noi. In particolare delle persone che si sono succedute sui banchi dell’aula consiliare di Palazzo Santini a partire da quel 3 agosto 1865, giorno nel quale venne celebrata la prima seduta del Consiglio comunale, dando ciascuno un proprio contributo allo sviluppo della nostra città, attraverso le decisioni che di volta in volta l’assemblea è stata chiamata ad assumere. L’aggettivo possessivo “nostro”, riferito al libro al quale stiamo lavorando, si riferisce anche a qualcosa che riguarda inevitabilmente tutti i cittadini lucchesi i quali, titolari della sovranità popolare, scelgono attraverso le elezioni i propri rappresentanti in Consiglio ai quali delegare, per proprio conto, la gestione politica del Comune autorizzandoli a compiere le scelte pubbliche che si rendono necessarie su una vastità di questioni, e che si ripercuotono su tutta la comunità.

Insomma, un progetto ambizioso che mi auguro possa servire a tutta la città per avvicinare i cittadini all’attività del Consiglio comunale e per conoscere il ruolo che l’assemblea gioca nel promuovere lo sviluppo della città. Insieme ad altri progetti già realizzati dalla presidenza del Consiglio comunale o che verranno portati a compimento nei prossimi mesi.

Prima di iniziare i lavori di questo convegno, mi preme ricordare le consigliere che non ci sono più, ma che hanno lasciato un ricordo indelebile in tutti noi: Maria Eletta Martini e Lucia Sonnenfeld, che sono state le prime donne elette nel Consiglio comunale nelle elezioni del 1951, Silvana Sciortino e Nella Rugani.

Quando noi amministratori riusciamo a portare avanti iniziative e progetti di successo, dietro c’è sempre un gran lavoro gestito da altre persone alle quali è giusto rendere merito. Le voglio ringraziare personalmente, sono tutte donne, anche per rimanere sul tema del convegno: Bianca Imbasciati responsabile del Servizio di assistenza agli organi, Marcella Cerisoli, Patrizia Veloce e Cristina Simonetti della segreteria della Presidenza del Consiglio, Maria Chiarlo, Mariella Morotti e Cristina Marinai dell’archivio storico comunale, e Francesca Fazzi che coordina il comitato di redazione del libro sulla storia del Consiglio comunale.

Auguro a tutti voi un buon convegno.

Il presidente del Consiglio comunale

Matteo Garzella

Inizio delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione di Lucca

La pubblicazione di questo libro rientra nell’ambito delle celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione della città ed è stato promosso dal comitato comunale composto dal sottoscritto, dai vice presidenti del Consiglio comunale, dal Capo di gabinetto del sindaco e dal direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea.

È nostro intento, promuovendo questo libro e le iniziative che seguiranno, come il sindaco ed io abbiamo voluto sottolineare nella prefazione, valorizzare la memoria collettiva – caratterizzata da eventi, personaggi, luoghi, monumenti e simboli da ricordare, celebrare e riscoprire – con l’obiettivo di salvare il passato soprattutto per servire al presente e al futuro. Commemorare e riscoprire gli avvenimenti che caratterizzarono il nostro passato, non serve solo per evitare che tali cadano nell’oblio, ma soprattutto per attualizzarne il significato a beneficio delle nuove generazioni.

Nei prossimi mesi cercheremo di celebrare al meglio questa importante ricorrenza attraverso varie iniziative che stiamo programmando con il supporto delle associazioni culturali, combattentistiche, d’arma e partigiane che hanno voluto aderire al nostro invito a partecipare ad uno specifico gruppo di lavoro volto a definire un calendario unitario degli eventi.

Una tappa successiva sarà quella di coinvolgere anche le parrocchie del territorio, ringrazio fin da ora sua eccellenza l’arcivescovo Italo Castellani che ha dimostrato, come sempre, ampia disponibilità al riguardo.

Come dicevo in apertura la memoria collettiva è costituita da varie componenti. Partiamo dalla valorizzazione e dal ricordo di personaggi centrali per la Liberazione e la lotta di Resistenza. Da questo punto di vista abbiamo lo scorso 5 settembre ricordato, in una seduta congiunta dei Consigli comunale e provinciale la figura di Carlo Del Bianco, insegnate del liceo classico che fu promotore di una formazione partigiana alla quale aderirono numerosi tra i suoi studenti. Altre figure, che al pari di Del Bianco sacrificarono la propria vita per la libertà, verranno ricordate in questo anno.

Un’altra componente della memoria collettiva riguarda il ricordo di particolari avvenimenti. L’iniziativa odierna, insieme all’inaugurazione della targa alla stazione avvenuta ieri mattina, intende valorizzare un episodio in parte dimenticato che riguarda il bombardamento aereo subito dal quartiere di San Concordio che danneggiò i fabbricati dalla stazione, i binari, le abitazioni circostanti e gli stabilimenti industriali funzionanti nella zona e considerati obiettivi strategici da parte degli alleati. Un avvenimento di guerra che soprattutto causò la morte e il ferimento di numerose persone.

Un avvenimento luttuoso che di fatto portò la guerra sul nostro territorio e che aprì una stagione, quella del 1944, caratterizzata dall’acuirsi delle persecuzioni e dal manifestarsi di stragi ad opera degli occupanti. Basti pensare alla strage di Pioppetti del luglio o all’eccidio della Certosa di Farneta del settembre.

La memoria collettiva si alimenta anche attraverso i segni che si lasciano sul territorio. L’iniziativa di apporre una targa alla stazione va proprio in questa direzione. E da questo punto di vista è interessante evidenziare l’attenzione che coloro i quali prima di noi ebbero l’onore di amministrare il Comune di Lucca vollero riservare alla memoria collettiva. Potremmo dire rendendola granitica, se si osservano le tracce lasciate per esempio nel principale edificio pubblico, palazzo Santini, da sempre sede del Consiglio comunale e nel quale, prima dell’acquisizione di palazzo Orsetti al patrimonio del Comune, aveva sede anche il gabinetto del sindaco.

Palazzo Santini, se si osservano le lapidi monumentali poste nell’atrio e sulle pareti dell’ingresso, è un po’ come un libro di storia che commemora i principali avvenimenti della Storia patria, dall’Unità alla seconda guerra mondiale. Vi è una imponente lapide nella quale vennero riportati i risultati del plebiscito del 1860 con il quale il popolo scelse l’annessione del Granducato di Toscana al Regno d’Italia. Un’altra, del XX settembre 1878, che le associazioni liberali lucchesi vollero porre, nell’ottavo anniversario, come si legge sulla stessa,

A perpetua ricordanza

Di Roma

Redenta capitale all’Italia

Voto di secoli fede di popolo

Un’altra lapide, sormontata da un bassorilievo bronzeo raffigurante Umberto I, risalente al 1903, fu inaugurata dagli amministratori comunali del tempo nel terzo anniversario del suo assassinio

Per ricordo di amore

Al svo re

Per condanna di popolo

Al parricida

E poi altre due targhe commemorative riguardanti la prima guerra mondiale. Nell’atrio una lapide che riporta per intero il proclama con il quale il generale Diaz, a capo del Comando supremo dell’esercito italiano, dà comunicazione degli esiti della battaglia di Vittorio Veneto e della firma dell’armistizio con l’Austria Ungheria del 4 novembre 1918. Sulle scale che portano ai piani superiori del palazzo una lapide del 1928 con la quale il Comune volle ricordare gli 11 dipendenti dell’ente morti nel corso della Grande Guerra.

Infine, anche per tornare al tema della Liberazione di Lucca, un’iscrizione, posta sempre nell’atrio, risalente al 1954, quando ricorreva il decennale della Liberazione:

Nel civico palazzo

Con le gloriose memorie della patria

Sia il pietoso ricordo

Di quanti durante una guerra invano deprecata

Caddero vittime di un infausto regime

E della associata violenza straniera

E il segno di memore riconoscenza

Per quei cittadini

Che nelle organizzazioni per la libertà

Mantennero pura la coscienza e salda la fede

A prezzo di ogni sacrificio

E della stessa vita

Abbiamo voluto riportare il testo di questa ultima lapide nella prefazione al libro che oggi presentiamo, proprio perché riteniamo che a distanza di 60 anni i concetti che stanno dietro queste parole continuano a trasmettere un messaggio fondamentale, che consente a tutti noi di comprendere il dolore provocato dalla guerra e il valore del gesto compiuto dagli uomini e dalle donne che si contrapposero al regime nazi-fascista.

Nella certezza che tutti i componenti la nostra comunità cittadina – amministratori, cittadini, associazioni, autorità civili, militari e religiose – sapranno contribuire a rendere vive le celebrazioni di questo 2014, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti nella mattina di ieri e oggi pomeriggio per partecipare alle iniziative che di fatto danno il via al 70° anniversario della Liberazione, che avrà il suo culmine il 5 settembre prossimo.

Il presidente del Consiglio comunale

Matteo Garzella